Bella e incostante

Bella e incostante

Bella e incostante

20160713_141816Bella da togliere il fiato, ti struggi al solo ricordo quando le sei lontano, ripensando a tutto quello che ti ha dato di meraviglioso e che vorresti rivivere da qui all'eternità; bella quanto incostante e mutevole nell'arco di poco tempo, quando il cielo da terso e sereno si copre di densi nuvoloni che scaricano pioggia battente e non importa che tu sia al riparo a goderti lo spettacolo di una natura primordiale dietro ai vetri di una finestra o impegnato in un' impervia discesa per arrivare a valle. La montagna è così,  come una donna (ma anche un uomo, perché no?!), che ti ha rubato il cuore con la sua bellezza, che sa essere miele, ma anche aceto con i suoi repentini cambiamenti di umore, che finge di piegarsi, di lasciarsi quasi addomesticare ai voleri di colui che dice di amare, quando sa benissimo che, presto o tardi, la sostanza che la rende viva non tarderà a scatenarsi, anche a costo di cancellare chi le è sempre stato devoto. 20160713_153728

Una tazza di latte caldo, dal gusto intenso e grasso dell'erba dei pascoli, spezzato dal ruvido e dolce morso del cioccolato fondente, mentre dalla finestra lo sguardo si perde, immerso nel verde che si inerpica su fino alle cime dei monti, a racchiudere e custodire una perla preziosa fatta di tetti di ardesia e un campanile di sasso; il vento sferza e schiaffeggia tutto ciò che fino a poco tempo prima godeva del caldo abbraccio del sole. Mi accorgo di volere la pioggia che quasi per dispetto non arriva e allora corro indietro nel tempo a riprenderla da me quell'acqua benedetta, mischiata a foschia: davanti a me solo quattro chiodi che mi separano dal rifugio che prende il nome da quel passo, il passo Santner, detto anche  del diavolo. "Non guardare in basso!" -mi ripetono quelli più esperti- "È una stupidata, basta che non guardi giù! " Eh già,  perché sotto quei chiodi che puntellano le due rocce, creando il passaggio, c'e uno strapiombo da far tremare le gambe e gli scarponi bagnati non creano certamente le condizioni ottimali per la scalata. Non ci ho guardato giù comunque,  perché sono sempre stata una fifona,  ma la nebbia che avvolgeva il paesaggio non ha dato soddisfazione nemmeno ai più audaci. È andata così quella volta, e sono qui a raccontarlo e anche se non sono più o forse non sono mai stata un animale da ferrate e scalate da professionisti,  i ricordi di quelle vacanze in montagna di 25 anni fa bussano prepotenti alla mia porta ogni volta che sulla mia strada si presenta una salita, ripida che pare infinita e no, di tornare indietro non se ne parla, anche se la cima sembra tanto lontana.. Quei momenti, quei quattro chiodi mi ricordano che, se ce l'ho fatta allora, non è ancora il momento di mollare, perché la strada della fatica è quella che offre il premio migliore, che il panomarama, dalla cima, lo porterai sempre con te.

Pensavo di averti scordata, chiudendoti in uno dei tanti cassetti di cui ho buttato la chiave e invece sei ancora qui, bella e indomita come un tempo, a ribadire, se fosse necessario,  che solo tu puoi mettere la parola fine. Pensavo fosse calato il muro dell'indifferenza fra noi, ma mi accorgo di amarti come un tempo e di averti sempre portata dentro di me, ogni volta che mi sono confrontata con le sfide che la vita mi ha messo difronte, nella lotta quotidiana fra il cedere e l'andare avanti a tutti i costi.  Che sia sole e cielo azzurro oppure tuoni e saette, ti sono grata e ringrazio chi, tanti anni fa, mi ha insegnato ad amarti …

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