Prosciutto, pecorino e una spada nella roccia

Prosciutto, pecorino e una spada nella roccia

Prosciutto,  pecorino e una spada nella roccia

Ci siamo arrivati ieri pomeriggio,  dopo quasi quattro ore, la strada che dalla pianura di casa diventa morbida collina puntellata dai cipressi,  piccole verdi fiamme guizzanti ad incorniciare un casale di mattoni, di quelli che vedi nei film americani, di quelli che continui a guardare dal finestrino della macchina con la testa all'indietro, fissando lo sguardo su quel puntino che lentamente sparisce dalla vista, per poi imprimersi in maniera indelebile nella memoria. La mia Toscana inizia sempre così, stavolta però dal sedile posteriore dell'auto: seduto accanto a me c'è Francesco, per lui è il secondo viaggio con mamma e papà,  il primo senza la sua adorata macchinina verde, una Micra del '96, che 400 km non se la sentiva proprio di farli. Cinque giorni di vacanza fuori stagione, almeno per noi, che sono iniziati quando Gabriele mi ha detto "Ma perché non si va via qualche giorno prima della Pasqua? ".

Ci siamo, eccoci qua, in un delizioso appartamento fra poltrone Chester e travertino, circondati da 12 ettari di orto e frutteto bio, a solo un quarto d'ora di macchina di Siena: cosa chiedere di più?  Eppure oggi, al risveglio,  mi sono ritrovata brioches fresche e un caffelatte, inaspettati quanto graditi regali da un marito mattiniero e premuroso e mentre Francesco fa grandi bocconi della sua fetta di pancarré,  si decide: oggi spada nella roccia.

Eh già,  siamo a soli 30 min di strada dell'abbazia di san Galgano, il sole caldo, ma non prepotente, sembra quello di una tarda primavera, mentre parcheggiamo di fronte al maestoso edificio gotico, reso ancora più affascinante dal tetto inesistente. Gabriele dice che tutte le chiese dovrebbero avere una copertura trasparente, così che si possa vedere il cielo dall'interno: un po' come il castello di Hogwarts, insomma..(n.d.a). Poi si sale all'eremo  di san Galgano,  il nostro re Artù,  ma alla rovescia, perché lui la spada non la estrae, ma la getta nella roccia, come rifiuto della vita militare per abbracciare quella per Cristo. La chiesetta circolare, fatta di mattoni,  è un vero gioiello e guardando quella spada, incastonata ai piedi dell'altare da più di otto secoli, sembra di vederlo, Galgano, mentre si inginocchia e la rovescia a formare una croce, stravolgendo la sua esistenza e quella di tanti altri che lo seguiranno.

Poi di nuovo verso casa, fra i tornanti della val di merce,  Francesco dorme, mentre Gabriele, affamato, si ferma al negozio di alimentari del paese: prosciutto crudo con quel leggero strato di cotenna pepata e grasso da far perdere i sensi,  uno spicchio di pecorino di Pienza, pane e schiacciata, il tutto da annaffiare con l'immancabile bottiglia da cui spicca un ruspante gallo nero. Il pranzo è pronto e si mangia tutti senza avanzare niente: la Toscana sa appagare carne e spirito in maniera semplice e seducente allo stesso tempo, non ti fa mancare niente e in un attimo la ami, per sempre..

 

 

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