Tag: impressioni di cucina, inverno
Gennaio, pane, merli e caffè
Ho sempre pensato che gennaio fosse un mese dal carico pesante, e lo penso tuttora che questi trentuno giorni facciano fatica a tenere il passo delle aspettative di un inizio letteralmente col botto. Forse sarà il cuore dell’inverno sempre duro da accettare o forse ero proprio io che ormai avevo incollato a questo primo mese dell’anno un’etichetta di pregiudizio e disincanto difficile da rimuovere. “Ogni lustro un gusto! ” Diceva sempre mia zia, che a trent’anni aveva iniziato a non riuscire più a fare a meno del caffè, di cui fino a quel momento non aveva sopportato neppure il sottofondo
La prima sbavatura dell’anno
Quello nella foto è il primo piatto che ho servito per il primo pranzo dell’anno, l’idea originaria era che fosse la portata principale della cena di san Silvestro… Senonché entrambi i commensali (io e mio marito 💞) si sono resi conto di essersi già saziati dell’abbondante antipasto e quindi le loro pance non avrebbero saputo godere appieno di quella meravigliosa pietanza e da qui il diniego per non incorrere nell’imperdonabile peccato dello spreco. Quindi il risotto è stato preparato oggi: sfumato con dello spumante, allungato con brodo vegetale e mantecato con una bella noce di burro -mentre dal teatro La
Saper aspettare..
La dimensione dell’attesa è strana: relegata al solo mese di dicembre, ha perso da tempo ormai tutta la sua autenticità, perché aspettare comporta necessariamente un’assenza, spesso sentita come una privazione e un disagio. Questo non significa che debba per forza essere la tristezza a dominare questo momento, ma la consapevolezza che c’è qualcosa che non possiamo avere nell’immediato, non è più contemplabile nel nostro presente. Fra pochi giorni sarà primavera e fragole, zucchine e fagiolini affollano i banchi dei supermercati ormai da settimane, anche se i ritmi della natura prevederebbero ancora per buona parte di aprile la presenza di cavoli,
Le ragioni dell’inverno
È solo la fine di gennaio, ma sembrano passati mesi da quando l’albero di Natale occupava il posto della poltrona e il presepe luccicava sul ripiano sotto il televisore.. passato sant’Antonio mi sono dovuta arrendere e l’albero ha lasciato di nuovo il posto alla poltrona ed è tornato alla sua scatola madre e anche il presepe con tutto il suo muschio mi ha salutata: la casa è più spoglia e sembra anche un po’ più silenziosa, quasi lo sapesse che per l’aria di Natale bisognerà attendere ancora undici lunghi mesi.. anche se le scorte di panettone non mi abbandoneranno fino